LA PRIMA EXTRACOMUNITARIA ELEVATA AGLI ONORI DEGLI ALTARI

La storia, estremamente coinvolgente, della sudanese Giuseppina Bakhita sembra uscita da un romanzo, invece è tutta vera.BakhitaQuella bimbetta non si era mai messa un vestito addosso fin dal giorno in cui i due ceffi erano sbucati dal nulla tra i campi sbarrandogli il passo e puntandogli un coltellaccio al fianco, per poi portarsela via come si ruba una gallina da un pollaio. Quel giorno in cui la sua vita viene risucchiata in un incubo, quella bimbetta di 9 anni per la paura dimentica tutto, perfino il suo nome e quello di mamma e papà con i quali viveva serena.SchiavaCosì ci pensano i mercanti di schiavi arabi, non a rivestirla ma a ribattezzarla. “Bakhita”, la chiamano, “fortunata”. Atroce sberleffo per quella piccola nata nel 1869 in un villaggio del Darfur, nel Sud Sudan, diventata adesso merce umana che passa di mano in mano sui mercati di El Obeid e Khartoum. Un giorno, mentre è al servizio di un generale turco, le viene inciso un “tatuaggio” a colpi di lama sul corpo, 114 tagli, e le ferite coperte di sale perché così restino in rilievo…La luceBakhita sopravvive a tutto e un giorno un raggio di luce colpisce l’inferno. Callisto Legnami si chiama l’agente consolare che la acquista dai trafficanti di Khartoum e quel giorno Bakhita-Fortunata indossa per la prima volta un vestito, entra in una casa, la porta viene chiusa e 10 anni di brutalità inenarrabili restano sulla soglia. Due anni dura l’oasi quando il funzionario italiano, che la tratta con affetto, è costretto a rimpatriare sotto l’incalzare della rivoluzione mahdista. Bakhita ricorderà di quel momento: “Osai pregarlo di condurmi in Italia con sé”. Callisto Legnami accetta e nel 1884 Bakhita sbarca sulla penisola dove per la piccola ex schiava c’è ad attenderla un destino inimmaginabile. Diventa la bambinaia di Alice, la figlia dei coniugi Michieli, amici del Legnami, che abitano a Zianigo, frazione di Mirano Veneto.Suor MoretaNel 1888 la coppia che la ospita deve partire per l’Africa e per 9 mesi Bakhita e Alice vengono affidate alle Suore Canossiane di Venezia. Dopo il corpo, Bakhita comincia a rivestire anche l’anima. Conosce Gesù, impara il catechismo e il 9 gennaio 1890 Bakhita riceve Battesimo, Cresima e Prima Comunione dal Patriarca di Venezia con il nome di Giuseppina, Margherita, Fortunata. Nel 1893 entra nel noviziato delle Canossiane, tre anni dopo pronuncia i voti e per ben 45 anni sarà cuoca, sacrestana e soprattutto portinaia del convento di Schio, dove lei imparerà a conoscere la gente e la gente ad apprezzare il docile sorriso, la bontà e la fede di quella “morèta”, “moretta”, e i ragazzini a voler assaggiare la “suora di cioccolata”. Per tutta Schio è una giornata di lutto quando Giuseppina Bakhita muore l’8 febbraio 1947 a causa di una polmonite. E’ stata canonizzata da Giovanni Paolo II nel 2000.(tratto da Vatican News)CASA BAKHITA nella DIOCESI di GAETA Casa Bakhita è una struttura pensata per ospitare donne in difficoltà o vittime di violenza di genere o addirittura di tratta. La Casa è il frutto di un notevole impegno pastorale ed economico dell’Arcidiocesi di Gaeta.Il progetto, voluto e seguito dall’Arcivescovo Luigi Vari, è nato da pochi anni. E’ soprattutto grazie all’impegno e alla sensibilità della Chiesa di Gaeta che questo “rifugio sicuro” per donne in difficoltà ora è realtà.Nel progetto Caritas, è coinvolta un’equipe di sole donne con diverse professionalità: assistente sociale, psicologa, educatrice, mediatrice culturale, avvocato, docente di italiano esperta di insegnamento della lingua italiana a stranieri e una OSS. Nella casa risiede anche una piccola comunità di suore che collaborano in modo attivo alle attività. La riservatezza del luogo è necessaria: informazioni tramite la Caritas.