DISCORSETTO A MARIA

di ltalo Alighiero Chiusano

Italo Alighiero Chiusano (1926-1995), cattolico, è stato un giornalista, saggista e critico letterario, soprattutto di letteratura tedesca, autore di sceneggiature per la televisione.

Tra i suoi scritti troviamo un Discorsetto a Maria. Un testo breve e intenso, nel quale la confidenza filiale di un credente emerge con immediatezza e animo grato. Maria è vista e narrata teneramente, nella sua duplice condizione “terrestre” e “celeste”. E come nell’Apocalisse, anche per il Chiusano, Maria è l’unica, incoronata Regina. L’Autore chiude la sua descrizione di Maria con la richiesta di un sorriso. Anche noi desideriamo che lo sguardo materno di Maria ci sia propizio, come una madre che sorride, lieta per i propri figli.

Discorsetto a Maria.

“Quanto a te, madre, un saluto

qui, nerissimo inchiostro su carta.

Sai che acqua limpida di nevaio

mi scorre in fondo al cuore: è la mia

devozione per te, piccola

e immensa fanciulla di Galilea,

poi sposina, poi giovane mamma,

poi sposa e madre sempre più matura

e consapevole e afflitta e coraggiosa,

che tante cose meditava nella sua

cristallina coscienza.

Ti vedo anche dopo, superate le ore orrende del Golgota, in compagnia del tuo figlio secondo, l’aquilotto Giovanni, il fedele, il tenero, il genio.

E tu sul mare di Efeso, in attesa di un’ora

che non immaginavi, ma che tu

sola potevi immaginare.

Ora lassù, in una luce che nessuno

concepisce se non vedendola,

non hai perso un filo della tua tenerissima, ferma, trepida, sorridente maternità.

lo ti parlo, quaggiù, come alla buona

dirimpettaia, come alla suora

mistica e casalinga, alla poetessa

tutta fuoco e sorriso, alla mammina

che capisce e che compatisce tutto.

Sei anche l’unica, la incoronata

regina, la sposa dello Spirito.

Lo so, e ne gioisco. Ma lo eludo

per non intimidirmi. È il sottofondo

dorato alla tua piana, cara affabilità,

e questa sola mi permette

di parlarti e invocarti

nella mia orgogliosa miseria.

Ne sorridi, signora?

Dimmi che ne sorridi,

o mi metto vergogna.