31 Maggio VISITAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA

Quando ricevette l’angelico annuncio del concepimento verginale di Gesù, Maria ebbe anche la notizia della maternità di Elisabetta, segno esplicito dell’onnipotenza di Dio. La Santa Vergine partì da Nazareth per visitare l’anziana cugina e prestarle aiuto. L’evangelista Luca riferisce che Maria, dopo un viaggio tra le montagne, raggiunse “in fretta” una città della Giudea, identificata fin dall’antichità in Ain Karem, distante circa sette chilometri da Gerusalemme (oggi ne è un quartiere). Sul suolo di Ain Karem sorgono una chiesa dedicata a san Giovanni Battista e un’altra alla Visitazione, quest’ultima costruita sul luogo in cui secondo la tradizione abitava la famiglia di Zaccaria. Sappiamo che all’udire il saluto della Vergine, Elisabetta sentì esultare di gioia il bambino che portava in grembo (Giovanni Battista, che avrebbe preparato la strada a Gesù) e, piena di Spirito Santo, chiamò a gran voce Maria “madre del mio Signore” (Lc 1, 43).

Elisabetta proclamò perciò la verità al centro dell’Incarnazione, quindi della storia della salvezza, riconoscendo sia il ruolo del Figlio custodito nel grembo di Maria sia quello di colei che la grazia divina aveva eletto per Madre. Da qui nacque il suo elogio alla cugina che era venuta a visitarla, un elogio divinamente ispirato che i cristiani ripetono da secoli ogni volta che recitano l’Ave Maria: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Nella Visitazione, il secondo mistero gaudioso del Rosario, Elisabetta riconosce dunque già Maria quale Madre dei redenti e modello di fede (“beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”). Entrambe sono madri per grazia, la prima nonostante la sua sterilità, la seconda nonostante la sua verginità. La prima chiamata a dare alla luce il Precursore, la seconda il Redentore.

Il brano di Luca ricorda pure che ogni onore alla Vergine riflette la gloria di Dio. Dopo l’elogio da parte della cugina, Maria innalza immediatamente il suo inno di lode, il Magnificat (ricco di richiami all’Antico Testamento), in cui esalta l’Onnipotente dichiarandosi ancora una volta, dopo l’Annunciazione, sua serva. Indica ai fedeli la misericordia e giustizia di Dio e annuncia una profezia che la riguarda direttamente e che si compie da oltre duemila anni: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”.

La festa della Visitazione – celebrata in Occidente già verso il XII secolo con il titolo di Madonna delle Grazie – si diffuse particolarmente per merito dei francescani dopo il 1263, quando san Bonaventura la raccomandò nel Capitolo generale di Pisa. Nel 1389 Urbano VI fissò al 2 luglio la data della festa, chiedendo alla Vergine di intercedere per la fine dello Scisma d’Occidente. L’anno successivo Bonifacio IX la estese a tutta la Chiesa, e la sua decisione fu confermata nel 1441 dal Concilio di Basilea, Firenze e Ferrara. La scelta del 2 luglio si basa anzitutto sul racconto di san Luca, il quale riferisce che Maria, messasi in viaggio dopo l’Annunciazione (avvenuta al sesto mese di gravidanza della cugina), rimase con Elisabetta per circa tre mesi. Si è assunta la data del 2 luglio presumendo che Maria si trattenne per altri otto giorni dopo la nascita del Battista, celebrata già dalla Chiesa primitiva al 24 giugno (vedi al riguardo pure la data del Natale), poiché all’ottavo giorno avveniva la circoncisione e l’imposizione del nome.

Quella scelta privilegiava la celebrazione del termine della visita di Maria, mentre con la riforma del calendario del 1969 si è fissata la data al 31 maggio, ultimo giorno del mese mariano per eccellenza. La celebrazione al 2 luglio è comunque mantenuta nella forma straordinaria del Rito romano. Non si può escludere anche un’influenza della Chiesa bizantina, che al 2 luglio festeggiava dal V secolo il ricordo della deposizione del Maphorion (un manto usato dalla Vergine per coprirsi le spalle e il capo) nel santuario di Blacherne, a Costantinopoli. Al mistero della Visitazione sono dedicati diversi ordini religiosi, il più noto dei quali è quello fondato nel 1610 da san Francesco di Sales, che così esaltava la sollecitudine di Maria verso Elisabetta: “Carità e umiltà non sono perfette se non passano da Dio al prossimo. Non è possibile amare Dio che non vediamo, se non amiamo gli uomini che vediamo. Questa parte si compie nella Visitazione”.