SANTI ERASMO E MARCIANO
Patroni della Città e dell’Arcidiocesi
di Gaeta
I SANTI DEL GIORNO
Fonti degne di fede attestano l’esistenza di un s. Erasmo, martire, vescovo di Formia, il cui culto era molto diffuso nella Campania e nel Lazio. La più antica è il Martirologio Geronimiano in cui Erasmo è ricordato il 2 giugno S. Gregorio Magno alla fine del sec. VI, scrivendo al vescovo Bacauda di Formia, attesta che il corpo del santo era conservato in quella chiesa: “Formianae ecclesiae in qua corpus beati Herasmi martyris requiescit”. Lo stesso pontefice ricorda due monasteri dedicati ad Erasmo: uno a Napoli e l’altro posto “in latere montis Pepperi” presso Cuma. Anche Roma aveva un monastero dedicato al santo sul Celio, nel quale fu educato da giovane il papa Adeodato I (m. 619) che poi, da pontefice, lo ampliò e lo arricchì di beni e privilegi. Altri monasteri intitolati ad Erasmo erano presso Formia (detto anche di Castellone) e presso Itri “in valle Itriana”.
Il nome di Erasmo, oltre che nei martirologi storici, donde è passato nel Romano, era inserito nel Calendario marmoreo di Napoli. Nell’842, dopo che Formia era stata distrutta dai Saraceni, le sue reliquie vennero trasferite a Gaeta e nascoste in un pilastro della chiesa di S. Maria, dove furono rinvenute nel 917 dal vescovo Bono. Da quel tempo Erasmo fu proclamato patrono di Gaeta e furono anche coniate monete con la sua effigie. Il 3 febbraio 1106 Pasquale II consacrò la cattedrale di Gaeta in onore della Vergine e di Erasmo Nel Medio Evo il santo fu annoverato tra i cosidetti santi Ausiliatori e invocato specialmente contro le epidemie, mentre i marinai lo venerano come patrono col nome di S. Elmo.
Sulla personalità di Erasmo purtroppo siamo male informati poiché la passio, compilata con molta probabilità verso il sec. VI, è favolosa e leggendaria, né può aver maggior valore una biografia attribuita, senza solido fondamento, a Gelasio II (1118-19). Da questi scritti appare evidente come gli autori niente sapessero di sicuro intorno ad Erasmo se non ch’era stato vescovo di Formia ed era morto martire al tempo forse di Diocleziano.
Secondo la passio, dunque, Erasmo era oriundo di Antiochia. Quando scoppiò la persecuzione era già vescovo e si nascose per sette anni in una caverna del monte Libano. Ritornato in città fu arrestato e condotto al tribunale dell’imperatore che con lusinghe e tormenti cercò di persuaderlo a sacrificare agli dei; ma Erasmo rimase saldo nella fede e fu rinchiuso in carcere. Liberato miracolosamente, si recò nell’Illirico dove in sette anni convertì quattrocentomila persone. Arrestato ancora una volta per ordine di Massimiano, fu condotto a Sirmio dove abbatté un simulacro e convertì altre quattrocentomila persone, molte delle quali furono immediatamente uccise, mentre Erasmo, dopo essere stato ancora tormentato orribilmente, era rinchiuso in carcere. Fu liberato allora dall’arcangelo Michele che lo condusse a Formia, ed ivi sette giorni dopo placidamente morì.
(Antonio Borrelli)
SAN MARCIANO
La data della sua celebrazione è variamente fissata, secondo le varie fonti che parlano di lui; in Occidente fu inserito per la prima volta nel ‘Martirologio Romano’ al 14 giugno, dal celebre Cesare Baronio, nel XVII secolo.
Ma in Oriente la sua memoria era già conosciuta e veniva ricordato in alcuni libri il 30 ottobre e in altri il 31; il Calendario marmoreo di Napoli lo riporta al 30 e in questa ultima data è inserito nell’ultimissima edizione del ‘Martyrologium Romanum’.
Le più antiche fonti che parlano di s. Marciano risalgono comunque al VII secolo e quindi risentono della mancanza di certezze storiche, perché si rifanno a tradizioni locali.
Marciano fattosi discepolo di s. Pietro apostolo, in Antiochia, quindi è del I secolo, fu da lui inviato in Sicilia a predicare il Vangelo; qui si fermò a Siracusa dove operò molte conversioni, accompagnate da miracoli, finché non venne ucciso “da coloro che in quel tempo avevano indegnamente lo scettro del comando”.
È ritenuto il primo vescovo di Siracusa, le successive narrazioni, non aggiungono niente di nuovo a quanto detto, anzi si contraddicono perché pongono la sua morte nel III secolo, se non più tardi, presentandolo arbitrariamente anche come un ottimo religioso e superiore di un monastero.
Anche qualche opera archeologica, come la cosiddetta ‘cripta di s. Marciano’ presso il cimitero di San Giovanni, non aiuta ad inquadrare meglio il periodo della sua esistenza e morte; essa fu creduta, a partire dal secolo XVII, che fosse stata costruita sul sepolcro del santo e nel contempo sul luogo della sua abitazione e predicazione, datandola quindi al I secolo, invece non è altro che un ipogeo funerario del IV secolo, trasformato in santuario cristiano nel periodo normanno.
La sua più antica raffigurazione è del secolo VIII-IX quindi del periodo bizantino e si trova nelle catacombe di S. Lucia.
E’ da aggiungere, che chi sa per quale via sono giunte a Gaeta, certamente per mare, alcune reliquie di s. Marciano di Siracusa, che sono nella cripta o Soccorpo della cattedrale, insieme a quelle di altri sei santi; esso è venerato come compatrono di Gaeta insieme a s. Erasmo e celebrati in questa città e diocesi il 2 giugno.
(Antonio Borrelli)